Io, tu, noi

… Non possiamo vivere la realtà, non possiamo vederla, non possiamo realizzarla se non attraverso percezioni, corpo e emozioni. L’utilizzo intenzionale di queste tre componenti nella nostra ricerca di contatto è un processo creativo da cui si genera il Mandala. Esso esprime il modo in cui entriamo in rapporto con la realtà nell’intento di superare l’opposizione tra il visibile apparente e il reale nascosto.

La struttura del Mandala è data da come dove quando e con chi,  aree individui contesti e progetti, entrano in relazione. Le connessioni tra le varie parti dell’esperienza e tra gli individui che la vivono è il Mandala. L’obiettivo comune di divenire consapevoli e responsabili della propria vita rende sacro il centro, che quindi unificherà e integrerà tutte le informazioni circolanti nello stesso campo di coscienza.
Le tecniche che usiamo sono volte a portare il silenzio in mezzo al fragore dei nostri stati d’animo. È inutile perdere tempo cercando di controllare i rumori esterni a noi. Essi non sono che gli stimoli per evocare percezioni e emozioni nel nostro corpo. Dovremmo esser loro sempre grati, ed accorgerci una volta per tutte che esistiamo in mezzo all’esistente, e lasciare quindi questa consapevolezza libera di creare il nostro mandala secondo le attitudini, i talenti e i limiti di cui siamo portatori, congiungendolo con quello di tutti gli altri. In realtà il mandala di ciascuno è già connesso con quello degli altri, per cui basterebbe accorgersene e valorizzare creativamente questa connessione. […]

Se siete aperti all’esperienza sarete in contatto con la realtà della connessione che già avete con gli altri, per cui il vostro mandala sarà il nostro mandala, e non ci sarà più né iotunoi. Quel noi però verrà da un io e da un tu, da un osservatore e un osservato, da un soggetto e un oggetto che, nella relazione, si trasformano continuamente l’uno nell’altro. Non da un appiattimento dell’individualità, non da una falsa democrazia che annulla ogni differenza. Ma al contrario da un’esaltazione delle differenze e dalla loro integrazione nell’unità dell’esperienza. La conoscenza inizia da quella differenziazione ma non finisce lì.

Tratto da Paolo Menghi, Mandala, pp. 24-27

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