Lo spazio transizionale. Percorsi sul confine tra desiderio di contatto e impulso alla fuga.

di Maria Cristina Paterlini
Relazione presentata alla Giornata di Studi “Il Confine nella relazione”, Roma, 2 novembre 2014

“Chi è attento si sarà accorto che lentamente stiamo facendo entrare più mondo, perché le pareti sono più solide, più consistenti, che vuol dire più sottili e più trasparenti”
(Paolo Menghi, Trasformare la mente)

Qual è la modalità con cui vado incontro al mondo? Sono corazzato, mi butto o prevale la paura? Gestisco il rapporto, tengo sotto controllo l’interazione o vado in confusione appena la distanza tra me e l’altro si riduce?

Nelle mie relazioni personali quali sono i confini da non oltrepassare? Quanto sono disposto a negoziarli?

Il rapporto che ognuno di noi ha con la percezione del proprio confine racconta il proprio modo di funzionare, la posizione sulla linea dentro/fuori, pieno/vuoto, apertura/chiusura, indifferenziazione/individualizzazione. Percepire il confine del proprio corpo solido e resistente ma al tempo stesso permeabile, osmotico, si misura con sapere chi siamo in quel preciso momento, cioè necessita di un riferimento stabile in noi stessi che, se è difettoso, produce disagio.

La relazione completa si trova nel file allegato a questo articolo.
Confine_come_spazio_transizionale_Paterlini2014

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