Essere insegnanti

Abbiamo integrato nel nostro metodo anche tecniche e pratiche orientali; esse sono efficaci nel rompere gli automatismi mentali proprio perché non sono ancora parte della routine della nostra cultura e ci permettono un’apertura nuova, in luogo di un’ideologia subita.

Lo yoga è scienza dell’equilibrio, insegna ad armonizzare ciò che entra in noi con ciò che esce. Quindi se imparate a occuparvi dell’uscita, insegnando ad altri ciò che già sapete, potrete accorgervi che dell’entrata si occupa qualcun altro, che non siete voi. Questa conoscenza è l’arte del dare, che nasce quando si è pronti ad andare oltre il dualismo della mente.

La mente è il problema: il funzionamento mentale ritenuto normale solo perché è frequente. Gesù ha detto: “Dovete morire per rinascere”. Bisogna saperlo intendere: è la mente che muore. L’unico modo in cui questo può avvenire è dare a qualcuno ciò che avete oggi, le vostre competenze, le vostre conoscenze, la vostra energia al progetto che vi nutre: ciò che voi avete, non quello che pensate dovreste avere.

Chi non dà niente si terrà le sue illusioni; parlerà, discuterà, ma non si confronterà mai con se stesso e quindi dovrà accontentarsi di una bella atmosfera e di qualche nuova competenza. Chi si dedicherà con passione avrà il privilegio di affrontare la propria falsità. Sto lavorando per farvi arrivare a quel punto, non per conservare facili euforie e volute mestizie, né per vestire di grandiosità il vostro piccolo ego. L’ego non va mutilato, denigrato o distrutto, anzi: costruire il senso dell’‘io sono’ è fondamentale, per potersene poi distaccare quando se ne avverte il limite. Non lasciatevi imprigiona- re da manie seduttive o malcelati rancori; le vostre emozioni vanno viste e la loro energia impiegata nella direzione di una radicale trasformazione di ciò che limita la vostra vita. Per ottenerla bisogna lavorare sodo e imparare a impiegare ciò che ci distrugge invece di lasciarsene sommergere; ma ci vuo- le molta dignità per sostenere la vista della propria falsità senza proiettarla su qualcun altro, ci vogliono gesti di coraggio, che vi lasceranno soli. Lì mi troverete.

Curo i miei studenti come le piante. Le innaffio tutti i giorni e penso che, quando avranno radici forti e rami robusti, spunteranno foglie e fiori che daranno ombra e frutti a tutti quelli che li cercheranno. Se qualcuno riesce a sentirsi albero soltanto a patto di essere l’unico nella pianura che lo accoglie, è un problema; ma è un problema che incontra chiunque incominci a sentire, finalmente, di essere albero e di poter dare ombra e frutti per tutti. Quando un albero è parte di un bosco, l’ombra che ne deriva è grande. E la chioma fa ombra alle radici di un altro, e viceversa. È questo il concetto di mandala. È questo il principio dell’uno, la parte che accoglie il molteplice. E quando tale principio corrisponderà all’esperienza di vita fisica, mentale ed emotiva, la vostra coscienza potrà trascendere il fisico, il mentale e l’emotivo per entrare in un altro spazio, abitato da pace, serenità e bellezza: i pilastri di una casa di armonia che accoglie l’amore servito da tutti. 

da Trasformare la mente, Paolo Menghi, Ubaldini editore, p. 55

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